Il nome aikido è formato da tre caratteri sino-giapponesi: 合 (ai), 氣 (ki), 道 (do) la cui traslitterazione è la seguente: 合 (ai) significa "armonia" e nel contempo anche "congiungimento" e "unione"; 氣 (ki) è rappresentato dall'ideogramma giapponese 氣 che, nei caratteri della scrittura kanji, raffigura il "vapore che sale dal riso in cottura". Significa "spirito" non nel significato che il termine ha nella religione, ma nel significato del vocabolo latino "spiritus", cioè "soffio vitale", "energia vitale". Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento della nutrizione e quindi l'elemento del sostentamento in vita ed il vapore rappresenta l'energia sotto forma eterea e quindi quella particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per l'Uomo è vitale. Il 氣 "ki" è dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa. L'essere umano è vivo finché è percorso dal "ki" e lo veicola scambiandolo con la natura circostante: privato del "ki" l'essere umano cessa di vivere e fisicamente si dissolve; 道 (dō) significa letteralmente "ciò che conduce" nel senso di "disciplina" vista come "percorso", "via", "cammino", in senso non solo fisico ma anche spirituale. 合氣道 (ai-ki-do) significa quindi innanzi tutto: «Disciplina che conduce all'unione ed all'armonia con l'energia vitale e lo spirito dell'Universo».
Ueshiba Morihei, il fondatore dell'aikido, usava dire che l'aikido anela sinceramente a comprendere la natura, ad esprimere la gratitudine per i suoi doni meravigliosi, ad immedesimare l'individuo con la natura. Quest'aspirazione a comprendere e ad applicare praticamente le leggi della natura, espressa nelle parole "ai" e "ki", forma l'essenza ed il concetto fondamentale dell'arte dell'aikido.
Fonte: Wikipedia L’Aikido, trae origine da varie arti marziali orientali, ma il genio del suo fondatore, il M° Morihei Ueshiba, fu quello di elevare a disciplina energetica e “spirituale” un’insieme di tecniche di autodifesa. Arte suprema del movimento nello spazio e della continua ricerca dell’equilibrio e dell’armonia, nella tecnica, nel confronto con gli avversari e con se stessi. Un approfondimento. “ L’Arte conosciuta oggi come Aikido, appare a prima vista come un metodo altamente dinamico e ricco di possibilità strategiche per difendersi efficacemente da attacchi violenti, derivato da una sintesi intelligente e sistematica delle antiche arti del guerriero nipponico. Ad un esame più accurato l’Aikido si rivela anche come un metodo per rafforzare il corpo e la mente, come un mezzo funzionale per fondere le loro rispettive energie, in maniera coordinata e unitaria, al fine di sviluppare una personalità equilibrata ed integra. Il nome stesso, infatti, significa la via o metodo (DO) per il coordinamento, la fusione o armonia (AI) dell’energia vitale (KI). Un metodo d’autodifesa, ma che è anche – ai livelli più alti – un “sentiero” da seguire per giungere all’armonia di tutti i poteri vitali dell’uomo, unite a motivi morali ed etici. Quest’arte marziale presentata al mondo dal M° Ueshiba, fu da lui adottata da movimenti ed azioni d’autodifesa derivanti dalle discipline del ken-jutsu, aiki-jutsu, ju-jutsu e altri metodi più esoterici, elevando a disciplina “spirituale” queste arti del combattimento. Questo metodo, sul piano fisico, offre molte tecniche per neutralizzare attacchi di uno o più avversari e si basa su tecniche e strategie efficaci, a volte complesse e difficili, ma accessibili a persone d’ogni età e sesso. Ma perché l’Aikido è unico? Quasi tutte le arti marziali tradizionali affermano d’essere metodi di autodifesa efficacissimi. La differenza va trovata nei motivi essenziali e negli aspetti caratteristici che ne identificano la sua pratica. Innanzi tutto, dal punto di vista della sua applicazione pratica, l’Aikido si proclama un’arte di difesa puramente riflessiva, attivata eticamente da un attacco violento, non provocato. Nella sua metodologia pratica e quale proponimento etico, ricerca la neutralizzazione dell’avversario causando danni minori possibili e non irreparabili. Sul piano tecnico l’Aikido raccoglie le migliori tecniche di leve, proiezioni, strategie del movimento potenziate dai principi di centralizzazione ed estensione, prodotti dallo studio dell’HARA, il centro addominale dell’uomo, nella sua funzione di punto di coordinamento mentale e fisico, e del KI, l’energia che risulta da una fusione intima e completa dei vari aspetti della personalità. Entrambi questi concetti vanno intesi in senso più ampio che abbraccia l’esistenza umana oltre i confini temporali e spaziali di un evento violento, singolo, per determinare le finalità dell’azione umana. Infine quella stessa pratica, in tutte le sue strategie, tattiche, movimenti preparatori e tecniche conclusive di neutralizzazione, si rivela come singolarmente rilassata, priva di tensioni ed irrigidimenti, tipicamente circolare, fluida, ampia… rigenerante.” Il Kaikogi: l’abito di allenamento per la pratica dell’Aikido è il Judogi (bianco), ad esaltare il significato di uguaglianza nella pratica dell’Aikido. Ad un certo grado, 1° kyu o cintura nera, ma anche prima, qualora l’insegnate lo consenta, sopra al gi si veste l’Hakama, pantalone tradizionale giapponese (nera o blu o bianca). Le cinture: nella tradizione dell’Aikido non esistono le cinture colorate, ma possono essere introdotte dall’insegnante a fini di organizzazione didattica (bianca > gialla > arancio > verde > blu > marrone, che corrispondo dal 6° al 1° kyu, decrescenti). Normalmente si indossa la cintura marrone, quale “candidato” alla cintura nera. La cintura nere corrisponde automaticamente al 1° DAN. I Dan sono gradi superiori. Ogni grado, sia kyu, sia DAN, ha un tempo minimo di permanenza.